Lavoro nelle Dolomiti. Penso sia superfluo citare i molti esempi portati dalla cronaca per concordare sul fatto che il mondo del lavoro è attraversato da un paradosso: molte offerte di lavoro non trovano i candidati giusti. Vale lo stesso nel turismo, e anche nelle Dolomiti.
Aggiornamenti. L’articolo si arricchisce dei seguenti contributi:
- 12/10/2023 – intervista alla dott.ssa Francesca Gazzola, psicologa d’impresa: “Risorse umane o relazioni umane?”
- 19/10/2023 – intervista alla famiglia Zambelli: “I valori delle imprese turistiche visti dai lavoratori”
- 27/10/2023 – intervista a Barbara M.: “Un nuovo equilibrio tra famiglia e lavoro: dall’occhialeria all’impresa turistica”
- 6/12/2023 – intervista a Chiara e Fabrizio, gestori del Rifugio VII Alpini: “Servono servizi e mobilità per rendere appetibili le opportunità di lavoro”.
A questo punto non basta il marchio Patrimonio Mondiale Unesco né lo slancio verso le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 per trarre dall’impaccio le imprese del turismo che riscontrano la difficoltà di trovare personale per la stagione estiva, invernale, o tutto l’anno.
Capovolgere la prospettiva
Una strada possibile è cambiare prospettiva. Se il problema è “non trovo personale per la mia impresa turistica”, capovolgiamo la visuale e consideriamo le risorse. Qual è l’attrattiva della mia impresa turistica? Qual è l’attrattiva del mio territorio? Qual è l’attrattiva di lavorare (e vivere) nelle Dolomiti?
Per molti ma non per tutti
Si apre una competizione tra territori – e imprese turistiche – più o meno attrattivi per i lavoratori. Vi sono delle fasce di lavoratori interessati a lavorare nelle Dolomiti: ne ho individuato alcune tipologie svolgendo un’analisi strategica per alcuni clienti, che qui racconto per sommi capi.
Metti in campo i tuoi valori
Svelate le caratteristiche del lavoratore tipo, è ora di parlare di valori. Quali valori mette in campo il territorio, la comunità, la vallata? Quali valori sono cari all’impresa turistica che offre il lavoro?
Occorre scendere in campo indossando la maglietta giusta e confrontarsi con i valori del lavoratore: se i valori hanno dei punti di incontro, allora sarà più facile differenziarsi e stabilire un’alleanza, un nuovo rapporto di lavoro.
Facciamo un esempio tra motivazioni e valori. Se anche si risolve la necessità del lavoro (prima motivazione), c’è bisogno anche di socialità (motivazione secondaria).
Quale dimensione di socialità, di incontri, di conoscenze viene offerta al lavoratore? Questo può diventare, come indicato sopra, un livello di competizione tra diversi territori. Ci sono imprenditori del turismo che sono al lavoro su questo tema. Leggi ad esempio l’intervista “Il cambiamento dell’ospitalità e del lavoro nel settore turistico“.
Generazione lavoro: i cambiamenti
Il lavoro negli ultimi decenni sta subendo importanti cambiamenti, e occorre documentarsi per non affrontare il problema impreparati. Non sono in discussione solo gli aspetti strutturali del lavoro, ma anche il suo significato. Emblematica è la situazione di giovani e donne e in modo particolare degli immigrati. Su questo tema si sono focalizzati i Talk 2023 della Fondazione per la Sussidiarietà che ho trovato molto pertinenti al tema qui accennato. Condivido qui la prima puntata in cui viene delineato il quadro istituzionale, il contesto e i problemi attorno a cui ruota il dibattito. Servizi e approfondimenti animeranno il dialogo. Seguiranno, appena possibile, altri spunti, contributi e interviste.
Se vuoi approfondire questi argomenti contattaci.
Risorse umane o relazioni umane nel turismo?
Intervista alla dott.ssa Francesca Gazzola, psicologa d’impresa
Ho rivolto tre domande alla dott.ssa Francesca Gazzola, psicologa di impresa, e la ringrazio per il suo contributo.
In una delle sue conferenze ho ascoltato il caso di un’impresa turistica che attrae lavoratori pur con stipendi mediamente più bassi delle vicine vallate. Come è possibile?
“Ho conosciuto questa impresa 7 anni fa e mi ha colpito fin da subito per la grande attenzione alla formazione e all’evoluzione personale dei collaboratori, che vengono considerati il bene più prezioso.
Più che di risorse umane, preferiscono parlare di relazioni umane, non cercano dipendenti, ma collaboratori, i loro percorsi professionali ai più sembrano un po’ strani, più che sull’imposizione di doveri si basano sulla trasmissione di valori. Perché i valori rimangono, anche dopo un’esperienza di lavoro nelle loro strutture ricettive.
Due volte all’anno i responsabili si ritrovano insieme in una bella località italiana per quasi una settimana durante la quale si alternano momenti di crescita personale, scambi di idee, confronti su aspetti positivi e difficoltà vissute durante la stagione precedente, condivisione dei progetti futuri, ascolto reciproco ed esperienze culturali originali.
Tutti i collaboratori all’inizio della stagione vengono formati accuratamente non solo sui valori e lo stile della Casa, ma anche sull’arte e sul senso dell’ospitalità, sull’importanza dell’empatia, sull’accoglienza d’eccellenza che si basa su valori profondi quali la solidarietà, il bene comune, la sostenibilità ambientale, l’umanità.
Chi si occupa di ospitalità lo fa per gioire dello star bene delle persone, chi fa il cameriere deve essere elevato a mediatore territoriale, chi si occupa dell’accoglienza deve apprendere l’arte di raccontare la bellezza di un territorio. Ecco perché la formazione, la crescita culturale e umana oltre che professionale è al centro dell’attenzione.
Un’iniziativa molto apprezzata è la proposta per ciascun collaboratore di provare a lavorare per 15 giorni in un reparto diverso dal loro. In molti colgono questa importante occasione formativa. c’è il capo-partita dei secondi che ha fatto il facchino, il facchino che è andato in pasticceria, la signora dei piani al booking, il titolare a fare i letti…
Un’esperienza in questa Casa va ben al di là di uno stipendio garantito, vitto e alloggio.
Ecco perché i collaboratori vengono attratti e i curriculum vitae arrivano sempre numerosi.”
È attrattiva per i lavoratori un’impresa turistica che non esplicita i suoi valori? Non basta offrire stipendio e alloggio?
“Esplicitare i valori è importante, ma lo è di più essere coerenti con quei valori.
Stipendio e alloggio vengono considerati fattori “igienici” secondo la teoria dei fattori duali di Herzberg: in sostanza se ci sono non sono motivanti, ma se non ci sono diventano fonti di demotivazione e insoddisfazione.
Per attrarre i collaboratori è necessario interessarsi veramente della persona, non solo delle sue braccia, offrire un’esperienza formativa significativa non solo la paga a fine mese, proporre un percorso di crescita per i più talentuosi, riconoscere il valore di ciascuno.”
Conta la differenza di età tra imprenditori e lavoratori? Quali sono i possibili fattori di attrito?
“Il dibattito sulla questione dei rapporti intergenerazionali è al centro delle riflessioni in questo periodo.
Lo stiamo vivendo tutti i giorni: la convivenza di 4 -5 generazioni all’interno di un contesto organizzativo non è sempre facile, in quanto ciascuna generazione è portatrice di visioni del mondo molto diverse.
Dal significato del lavoro, all’importanza del tempo libero, dal bisogno di riconoscimento, alla flessibilità dei nuovi modi di lavorare, dalla gerarchia alla collaborazione… I possibili fattori di attrito hanno a che fare con una cultura e dei valori che nel tempo sono cambiati.
L’ascolto reciproco e non il giudizio, la ricerca di valori condivisi e non l’enfasi delle differenze possono essere una base di partenza per riscoprire anche la bellezza e il vantaggio della diversità in un contesto organizzativo.
Anche se può essere difficile integrare generazioni diverse, l’intergenerazionalità può diventare un grande valore soprattutto per affrontare quelle sfide che il mondo, definito BANI dagli studiosi (Brittle- Fragile, Ansioso, Non lineare, Incomprensibile), sta ponendo a tutte le organizzazioni.
Di fronte a queste sfide così complesse c’è davvero bisogno di una nuova alleanza tra generazioni perché solo insieme si troverà la strada.”
I valori delle imprese turistiche visti dai lavoratori: intervista alla famiglia Zambelli
Riceviamo e pubblichiamo volentieri il contributo della famiglia Zambelli di Borgo Val Belluna (BL) che ha voluto riprendere il tema dei valori delle imprese turistiche dal punto di vista di un giovane lavoratore, uno dei loro figli alle soglie della maggiore età. Una parte dei lavoratori stagionali nel turismo sono infatti studenti, medi o universitari, che alternano allo studio un lavoro stagionale. Qual è il loro punto di vista? Cosa si aspettano dall’ambiente di lavoro? Quali sono i loro valori? Scopriamolo in questa breve intervista.
Vostro figlio ha svolto un lavoro stagionale nelle Dolomiti. Come si è trovato?
“È stata un’esperienza molto positiva sulla strada dell’autonomia. Nel nostro progetto educativo i figli sono stimolati fin da piccoli a guadagnare progressivamente indipendenza ed autonomia. Lavorare fuori casa già a 16-18 anni nella stagione estiva offre inoltre nuovi stimoli e possibilità di relazionarsi con persone diverse dai familiari. Inoltre si conoscono persone nuove e posti nuovi”.
Qual è stato il vantaggio principale di questo lavoro?
“Il grande vantaggio di questo lavoro era il comfort dell’alloggio, offerto personalmente dal datore di lavoro, senza nessun costo. L’alloggio poi era situato in una posizione favorevole, in modo da raggiungere a piedi sia il posto di lavoro sia i vari negozi per acquistare i beni necessari.
So invece di altri coetanei che sono stati alloggiati in modo disagevole e con vitto molto scarso. Quei ragazzi hanno deciso che non torneranno mai più a lavorare in quell’albergo”.
Da un punto di vista formativo ed educativo, vostro figlio è cambiato grazie a questa esperienza?
“Senz’altro, sia dal punto di vista formativo che educativo, i nostri figli si sono arricchiti in quanto hanno dovuto impegnarsi per imparare a svolgere diverse mansioni lavorative e confrontarsi con colleghi già più esperti; tutto ciò li ha resi più consapevoli dell’impegno dei genitori per la gestione di una famiglia”.
Un nuovo equilibrio tra famiglia e lavoro: dall’occhialeria all’impresa turistica – intervista
Nell’intervista precedente abbiamo messo in luce il punto di vista di uno dei gruppi interessati al lavoro in montagna, che potremmo chiamare “giovani in transizione verso la vita adulta”. Nell’intervista che segue, invece, parla Barbara M., che ha lasciato il lavoro in occhialeria per approdare, insieme a suo marito, ad un’impresa turistica. Rappresenta un secondo gruppo di persone che cambiano lavoro non tanto per un miglior trattamento economico ma per conciliare meglio famiglia e lavoro. Potremmo definirli “adulti in cerca di un nuovo equilibrio”. Il fenomeno delle grandi dimissioni, ampiamente descritto dai media, comprende forse anche questo segmento che diventa interessante per le imprese turistiche proprio per la possibile convergenza tra i valori che porta e le esigenze delle imprese turistiche.
Qual è il suo lavoro attuale e come coinvolge la sua famiglia?
“Da dicembre 2014 lavoro a Cortina come custode assieme a mio marito. Sono con noi anche le nostre figlie di 22 e 23 anni, attualmente studentesse universitarie. Lavoro con mio marito, e sto con le mie ragazze tutto il tempo che ci è permesso. Guadagno meno di prima ma non mi manca più nulla, tranne forse qualche viaggio che non posso fare per contratto. Ma va bene così.”
Che lavoro faceva in precedenza?
“Prima di arrivare a Cortina lavoravo in un’occhialeria mentre mio marito era occupato in una cooperativa di servizi. Economicamente stavamo bene ma ciò che mi mancava era il tempo da dedicare alle mie figlie (all’epoca 13 e 14 anni). Riflettevo in cuor mio su questo ed un bel giorno un amico ci propose l’attuale incarico, che lui aveva appena rifiutato.
Prendemmo con leggerezza la proposta ed inviammo i nostri curricula. Ci invitarono al colloquio nel quale ci proposero subito l’assunzione.
Scombussolati e meravigliati, chiedemmo tempo per informarci sulle scuole, conoscere maggiormente il territorio e il luogo di lavoro.
Arriva il momento in cui dovevamo scegliere e non dico i mille dubbi che vengono quando c’è da mollare tutte le sicurezze per una novità che può incuriosire ma che è certamente nuova. Solo lo sguardo fresco, avventuroso delle nostre ragazze ci ha permesso di buttarci.”
Quali valori e obiettivi ha raggiunto con questo nuovo lavoro? Sono benefici economici o di altro tipo?
“Il mio timore era di sradicare le figlie e portarle in un’esperienza che poteva non andare bene. Tutto invece si è rivelato una buona scelta perché come mamma ho potuto seguirle con una presenza costante. Ero presente tutto il giorno in quanto lavoro in casa. Ci sono i momenti festivi dove soffrono un po’ la nostra presenza ridotta, in questi periodi infatti il lavoro ci assorbe moltissimo. Tuttavia hanno imparato ad accettare che ci sono compromessi in tutte le realtà lavorative. Certo, in fabbrica Natale, Pasqua e Ferragosto sono momenti liberi dopo un anno di duro lavoro, mentre oggi è il contrario: lavoriamo sereni tutto l’anno, ma con maggiore intensità in questi periodi.
Come dicevo all’inizio, lavorando in fabbrica avevo economicamente ciò che volevo ma mi mancava ciò che più desideravo, ovvero passare più tempo possibile con le persone che amo”.
La parola ai “cervelli in fuga” che ritornano nelle Dolomiti: servono servizi e mobilità per rendere appetibili le opportunità di lavoro
Mi ha fatto sorridere (un po’ amaramente) l’accostamento di notizie apparentemente scollegate: la lotta per costruire a Cortina d’Ampezzo una pista di bob olimpica da 110 milioni di euro e le corse di bus cancellate in montagna per carenza di autisti, i quali, a loro volta, sono carenti di stipendio. È solo un accostamento azzardato oppure indica un’incapacità di progettare gli interventi sulla base di un reale ascolto del territorio?
Ad ogni modo, ci ho dovuto ripensare quando ho letto l’intervista che hanno rilasciato a VacanzeDolomiti.com i nuovi gestori del Rifugio VII Alpini alla Schiara, sulle Dolomiti Bellunesi: Chiara e Fabrizio. Ho chiesto loro – tra l’altro – quali fossero le condizioni per poter tornare a vivere e lavorare in montagna, loro che sono bellunesi, trentenni, ingegneri. Mi hanno risposto: “servono servizi, amore alla montagna e alla natura e soprattutto servizi di mobilità per collegamenti rapidi con le città della pianura“. Possiamo ancora progettare nuove opere da 110 milioni di euro e trascurare i servizi di mobilità per la montagna? È una domanda aperta e sono aperti i contributi al dibattito, che continuerò a pubblicare in questa pagina.
Leggi l’intervista completa a Chiara e Fabrizio, gestori del Rifugio VII Alpini, su VacanzeDolomiti .com.
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