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Libri per cambiare

Leggo molto. Alcuni libri li divoro, come i romanzi di Simenon, e poi li riporto in biblioteca. Altri, che spesso uniscono l’utilità alla piacevolezza, li tengo a portata di mano perché mi aprono nuove prospettive e mi aiutano nei cambiamenti virtuosi.

Riporterò qui via via alcuni titoli. Non farò recensioni, non è questo il luogo, anche perché non sempre sono delle novità editoriali. Dai miei appunti estrarrò un titolo, una citazione, utile a chiarire situazioni vissute da molti, e la scheda del libro. Di cui naturalmente consiglio la lettura.

Libri per cambiare se… il collega fa la vittima

“Quando soffia il vento del cambiamento alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento”. È un proverbio cinese che mi è venuto in mente leggendo questo passo del libro di Pietro Trabucchi “Resisto dunque sono“.

“Alcuni modelli cognitivi hanno come sopo di proteggerci dall’impegno, dalla fatica, dall’assumerci troppa responsabilità: molto meglio autocommiserarsi, vedersi nel ruolo di vittime universali, che mettersi in gioco in prima persona. Alcune di queste “trappole” sono ben note a chi lavora nelle organizzazioni: basti pensare alle continue lamentele circa le cause esterne che impediscono di fare il proprio lavoro. Il vantaggio di un modello cognitivo siffatto è che consente di non assumersi la responsabilità delle cose, attribuendola sempre all’esterno di sé. Il risultato produttivo è forse tragico, ma l’autostima è salva.”

Pietro Trabucchi, Resisto dunque sono, p. 33

Mi sono venute in mente le persone che nelle organizzazioni o nella comunità locale “fanno la vittima”. Ne conosci anche tu?

Ecco la scheda del libro. Consigliato per chi vuole allenare la propria capacità di resilienza e allontanarsi dal vittimismo tossico.

Resisto dunque sono / Pietro Trabucchi. - 2007 / Corbaccio. - Milano. -200 p. ; 21 cm. - ISBN: 9788879729116

Libri per cambiare se… ti senti oppresso dallo stato

Leggo nella prefazione di Marta Cartabia, Professore di Diritto Costituzionale ed oggi Ministro della Giustizia:

Havel attribuisce all'”io” una grande importanza anche sul piano politico (…): da un lato, sottolinea la corresponsabilità di ciascuno al funzionamento del sistema post-totalitario e, dall’altro, convoca la coscienza individuale come fattore decisivo per il cambiamento (…). Dall'”io” scaturiscono luoghi, comunità, gruppi, che formano un tessuto “pre-politico”.

Marta Cartabia, dalla Prefazione, p. 23 e 25

Da questo libro ho imparato che l’io è più forte dello stato. Perché? Perché lo stato si basa su una ideologia, e ogni ideologia è menzogna. Sono sufficienti pochi che vivano nella verità per far crollare i castelli di carta della menzogna. Ecco perché la società è più importante dello stato.

Per chi fosse nato dopo la caduta del Muro di Berlino, aggiungo che Vaclav Havel, “a seguito dell’occupazione militare della Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto di Varsavia (1968), si espone pubblicamente denunciando la repressione politica e culturale finendo nel mirino della polizia” (dal risvolto di copertina del libro). Un libro da comodino.

A questo punto riporto una citazione che è la chiave, secondo me, di questo libro:

Il potere è prigioniero delle proprie menzogne e pertanto deve continuamente dire il falso (…). Finge di non aver paura. Finge di non fingere. L’uomo non è obbligato a credere a tutte queste mistificazioni (…). Non è necessario che accetti la menzogna, basta che abbia accettato la vita con essa e in essa. Già così conferma il sistema, lo realizza, lo fa, lo è.

Vaclav Havel, Il potere dei senza potere, p. 41.

Il potere dei senza potere / Havel, Vaclav. - 2013 / La casa di Matriona/Itaca. - Milano/Castel Bolognese. - ISBN: 978-88-526-0332-7

Foto: Sebastiaan Ter Burg

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